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Il motto di Radio Lombardia è “non ci fermiamo mai” e, intervistando quello che ne è il direttore da oltre 30 anni, ho scoperto che sembra essere stato scelto per lui. Luca Levati è infatti una persona che ha cavalcato la vita, con coraggio e determinazione, ma anche seguendo quello che sembra essere stato un destino scritto: come se tanti fili fossero partiti da direzioni diverse, per arrivare a intrecciarsi, componendo un razzo costituito da esperienza, coraggio, talento e apertura di cuore.

Ritratto di Luca Levati

Luca Levati

Lei ha spesso bruciato le tappe. “Sì, la mia prima intervista l’ho fatta a 7 anni a un partigiano scampato a una fucilazione: a scuola ci era stato chiesto di portare un tema e io invece ho realizzato un’intervista con il registratore, perché non ho un buon rapporto con la scrittura e preferisco comunicare con la voce o con la fotografia, passione che ho cominciato a coltivare già dalle elementari, immortalando tutto con la mia Polaroid. E poi la musica e lo sport: a 9 anni mi regalarono una tastiera e una batteria e, anni dopo, con alcuni amici, abbiamo fondato i gruppi musicali “Banana Dura” e “Amnesia Vivace”, ho praticato il ciclismo a livello agonistico, il calcio, lo sci e il tennis, tutto mentre studiavo. “

Anche per quanto riguarda la radio è stato molto precoce, infatti la prima volta on air è stato il 7 luglio del ‘78 a soli 16 anni. “Un po’ è una mia caratteristica, come quella di essere autodidatta: nello studio degli strumenti musicali, negli sport e anche per quanto riguarda la radio. Smanettando su un vecchio apparecchio radiofonico, mi sintonizzai su Radio Montevecchia, che mi colpì per le proposte musicali inusuali per il tempo (stavano trasmettendo “Riders on the Storm” dei The Doors). Decisi così di inforcare il mio Garelli (iconico motorino di quegli anni) e di recarmi presso la sede della radio, che allora era una sorta di cascina, zeppa di scritte sui muri, disegni e oggetti curiosi, alla fine del paese di Montevecchia. Tornai la settimana dopo, questa volta su appuntamento e mi accolse Giorgio Albani (allora dj e oggi avvocato), che mi diede due o tre indicazioni al volo e poi mi mollò lì con i dischi da mandare in onda: non avevo mai visto un mixer in vita mia! Dopo questo battesimo del fuoco, ho continuato a crescere all’interno dell’emittente, che man mano si strutturava, anche se la sua essenza di radio libera, in cui ognuno riversava i propri gusti e la propria cultura, rimaneva fortissima.”

Foto di Luca Levati con la famosa cantante Laura Pausini

Luca Levati e Laura Pausini

Com’è arrivato a Radio Lombardia, che è diventata la sua seconda casa? “A 23 anni decisi di andare a vivere da solo e poi di sposarmi e quindi, per potermi mantenere, dovetti cercare un lavoro che mi desse la sicurezza economica. Cominciai così a lavorare presso uno studio di commercialisti, mentre parallelamente stavo muovendo i primi passi per diventare giornalista all’interno di Radio Montevecchia, a cui dedicavo tutto il mio tempo libero. Quando poi quest’ultima venne acquisita da Radio Lombardia, feci il salto definivo e la radio da passione divenne professione e fonte di sostentamento. Inizialmente mi vennero affidati alcuni spazi personali come i programmi “Parola al sindacato”, “Parola all’onorevole e “Lombardia sotto inchiesta” poi, improvvisamente, l’editore (n.d.r. Tiziano Mariani) mi affidò prima la direzione della testata giornalistica e, a seguire, della programmazione musicale e dei programmi: per la seconda volta mi ritrovai catapultato in una nuova realtà, rivestendo un ruolo, che ricopro ancora oggi, e che rappresenta la realizzazione di un sogno.”

 Poliedrico e determinato. “Sì, ma con naturalezza, e per questo credo di dover ringraziare i miei genitori, che mi hanno sempre lasciato libero di sperimentare, senza condizionarmi in alcun modo: loro ascoltavano i “The Platters”, ma con me si aprirono ai “Clash”. Forse è proprio grazie al loro esempio che non amo essere autoritario nei con fronti dei miei collaboratori (autorevole sì) e non sopporto le posizioni. Infatti, per esempio, ho scelto di fare l’obiettore di coscienza invece del servizio militare e anche prima, a scuola, m’infastidiva notare che i ragazzi delle famiglie “bene” potevano sedersi ai primi banchi, mentre gli altri venivano relegati in fondo alla classe. Quest’ingiustizia mi faceva venire il mal di testa, nel vero senso della parola, tanto che più volte mia madre mi portò dal medico. “

Rispetto ad altre emittenti storiche milanesi (Radio Montecarlo, Milano International, 105, etc.), in cosa si differenzia Radio Lombardia? “Fondamentalmente nel fatto che va a coprire una fetta d’informazione che senza di noi sarebbe parzialmente scoperta. In Lombardia infatti ci sono o le emittenti locali o quelle a copertura nazionale, mentre noi seguiamo non sono Milano ma l’intera regione in modo capillare, chiaramente senza dimenticare le notizie di carattere generale.”

 Radio Lombardia è nata come radio libera: è rimasto qualcosa di questo spirito iniziale? “Sicuramente la passione per questo lavoro, però, soprattutto dopo la legge Mammì che ha codificato il settore, abbiamo assunto una connotazione molto più imprenditoriale e organizzata. Allora la radio rifletteva la società: c’era un substrato sociale e culturale diverso, caratterizzato dai movimenti giovanili, dalla voglia di far politica e di cambiare il mondo e la musica veniva inviata dalle case discografiche alle emittenti radiofoniche perché venisse trasmessa in anteprima, per cui la prima messa in onda era un evento. Oggi non è più così. “

Le web radio cosa rappresentano: un Far West o un’opportunità? “Attualmente sono molto caotiche, però, se saranno in grado di cavalcare il progresso tecnologico (sto pensando alle app, che in qualche modo sostituiscono le vecchie radioline che ci portavamo ovunque), potrebbero diventare un’opportunità di comunicazione meno condizionata dai costi e dalle sovrastrutture delle realtà maggiori.”

Un ritratto di Luca Levati in diretta su Radio Lombardia

Il Direttore di Radio Lombardia in diretta

 Com’è cambiata Radio Lombardia negli ultimi anni? “Paradossalmente il nostro pubblico è sempre lo stesso, solo che è invecchiato con noi e con i conduttori e, di conseguenza, i format si sono adeguati. Oggi i giovani non ascoltano la radio tradizionale, non aspettano l’orario di messa in onda di un programma, come facevamo noi, ed è quindi fondamentale creare prodotti “on demand” fruibili a richiesta grazie alle app. Inoltre è importante investire sulla radiovisione (la radio in televisione), che crea maggior fidelizzazione grazie al legame che si viene a creare con i presentatori ed è veicolabile sui social dove, se non appari, è come se non esistessi. E poi bisogna pensare che la musica, che un tempo era la base della programmazione radiofonica, oggi è ascoltabile in mille modi diversi (da YouTube a Spotify e iTunes ) e quindi risulta essenziale offrire sia l’informazione con un forte collegamento al territorio, che è ciò che ci connota e ci distingue rispetto ai nostri competitors sia l’intrattenimento, con programmi che spesso sono “cuciti” addosso al conduttore, diventando così unici e non replicabili. A livello di qualità di produzione e di offerta musicale infatti non c’è una grande differenza (come invece ancora sussiste per la televisione) fra emittenti locali e nazionali e quindi per noi la sfida è offrire sempre contenuti adatti al nostro target di riferimento, ossia il lombardo, che vuole essere aggiornato in tempo reale sui fatti che lo riguardano più da vicino, che sia lo sciopero di Trenord o un evento di cronaca locale. “

Il vostro motto è “non ci fermiamo mai”, ma dove state andando? “Ce lo chiediamo anche noi, perché siamo di fronte a un altro cambiamento epocale dovuto all’avvento dell’Intelligenza Artificiale. Purtroppo le redazioni rischiano di venir tagliate pesantemente e molti giornalisti potrebbero perdere il lavoro, a discapito della correttezza dell’informazione, che non verrebbe verificata adeguatamente, dato che l’AI si limita a “pescare e veicolare” l’informazione, senza controllarne la veridicità. Inoltre sono fondamentali la sensibilità e l’esperienza, che consentono di “cavalcare” l’evento e la notizia, non limitandosi a seguire una scaletta. Infine, quando è possibile, non si devono solo riferire i fatti, ma bisogna dare voce ai protagonisti, perché questo ti rende più credibile. Per tutte queste ragioni ritengo sia imprescindibile andare contro tendenza e continuare a puntare sul fattore umano: sul calore di una voce e l’espressività di un volto, che non possono essere sostituiti da un algoritmo. Questa sarà la grande sfida per il futuro, e non solo per Radio Lombardia.”

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