Il secondo romanzo dell’autrice, presentato nel Palazzo comunale di Montecatini Terme, racconta “una storia nella storia”, dice l ‘autrice, con l’obiettivo di portare a riflessione su quanto abbia influito (ed ha sempre influito) la stampa, ed i media in generale, sulle opinioni di massa. Ancora lei, “Anne”, la protagonista scelta per questo tipo di narrazione, giornalista e esperta di comunicazione, che stavolta dall’America, che lascia “romanticamente” nel primo romanzo, ed in parte nel secondo, si trova immersa nel pieno periodo pandemico che abbiamo tutti attraversato, e che tutt’oggi preoccupa. La vive in pieno, in questi due anni difficili, occupandosi di giornalismo, e non solo, ne parla, la racconta, per mettere in luce il potere del mondo dell’informazione, ancora e sempre molto forte nell’agenda politico-sociale di un paese. Diciamo pure, determinante. L’impatto delle informazioni, urlate, false, disorientanti, deterrenti, fuorvianti, o comunque spesso non veritiere, ha fatto e fa da padrone. Ha generato il caos. Tema ripreso dal Sindaco Luca Baroncini che nel suo intervento introduttivo ne ha esaltato il valore e l’importanza. L’informazione, libera, laica, vera, è un bene prezioso, così come lo è chi, ogni giorno con serietà, professionalità, dovere civico e deontologico, divulga notizie per dare al cittadino la possibilità, il Diritto ( per meglio dire) alla Conoscenza. Manifesto approvato a Bruxelles, dopo anni di battaglia dei Radicali, e di Marco Pannella, che ha “magicamente” incrociato quest’opera con Matteo Angioli. “Perché senza conoscenza, c’è ignoranza, e paura. Ma la conoscenza presuppone la verità. Sempre. La riflessione: è davvero perseguibile questa strada? Sarà mai possibile recuperare quella qualità di stampa e soprattutto della informazione vera, seria, che renda tutti più consapevoli e non in balìa del vento che tira, dei titoloni acchiappa click, o del potente di turno che spinge su fronti a lui maggiormente utili?” Tante le domande e le riflessioni scaturite durante la presentazione. “Che tipo di messaggi abbiamo fagocitato, più o meno inconsapevolmente, in questi mesi? Se pluralismo e indipendenza sono i due concetti cardine intorno ai quali si può sviluppare una corretta analisi dello stato di salute del giornalismo e della comunicazione, possiamo tranquillamente affermare che il quadro emergente non è per nulla rassicurante. “
Salvo rarissime eccezioni, la stampa italiana -intendendo con questo termine il complesso del sistema mediatico nel suo insieme- si è omologata a una visione ansiogena e in alcuni casi perfino terroristica, della vicenda pandemica.
La narrazione ha privilegiato una visione quasi esclusivamente pessimistica di quanto accaduto, il racconto prodotto è in massima parte univoco, le fonti accreditate sono quasi sempre le stesse, le voci critiche vengono isolate se non silenziate, le vicende vengono interpretate per dar corso a una descrizione catastrofista dei fatti e degli eventi, la quale, tendenzialmente, accompagna e blandisce le paure più recondite delle persone. “Tutti abbiamo diritto a conoscere la verità, nessuno escluso. Perchè solo così possiamo davvero crearci opinioni, e perseguire strade di pensiero e azioni a noi più simili. Senza la verità, senza la conoscenza del fatto in sè, della esatta situazione che un fatto ricopre, in termini di gravità e peso, siamo in mano ai “mercanti” del Caos. Ed un Mercante, lo sappiamo, si sa ben vendere al miglior offerente.” Conclude Gramigna.
